sco. Per quale motivo la legge sul CO2 va nella direzione sbagliata secondo lei?
Thomas Hurter, presidente centrale ACS: La legge attuale non giova al clima, perché inibisce l’innovazione. Inoltre è ingiusta, perché grava sulla popolazione che vive al di fuori dei grandi centri e nelle regioni di montagna e dipende dal trasporto motorizzato individuale. Allo stesso tempo, le nuove imposte comportano molti oneri burocratici. Negli ultimi dieci anni la popolazione svizzera ha ridotto le proprie emissioni pro capite di CO₂ di circa il 20%, nonostante una crescita demografica di poco superiore all’8% nello stesso periodo. Proseguendo quindi con questa tendenza fino al 2030, le emissioni pro capite saranno meno della metà di quelle del 1990.

Quali modifiche auspica alla legge approvata di recente?
L’unica strada per ridurre la CO₂ passa attraverso la ricerca e l’innovazione. Sarebbe quindi opportuno creare condizioni quadro adeguate per le imprese, affinché possano produrre e lavorare in modo ancora più ecologico attraverso l’innovazione. Come associazione automobilistica, siamo particolarmente disturbati dal fatto che la maggior parte delle misure siano rivolte al trasporto motorizzato individuale. Mi riferisco sia al notevole aumento dei prezzi del carburante, sia al fatto che il FOSTRA viene privato del 50% delle entrate a causa delle sanzioni inflitte agli importatori di auto, contrariamente a quanto deciso dall’elettorato svizzero nel 2017. Stiamo parlando di una diminuzione delle entrate annue future nell’ordine di centinaia di milioni.

Cosa dice alla Gioventù per il clima, per cui la legge non è ancora sufficiente?
In linea di principio, penso che sia un bene che i giovani si impegnino politicamente e cerchino di far valere le proprie richieste. Tuttavia la Gioventù per il clima ignora completamente le ripercussioni economiche della legge. Manca un elemento essenziale, perché le misure per il clima devono essere sostenute e finanziate dalla popolazione e dall’economia. Pertanto le richieste non dovrebbero mai tenere conto di un unico aspetto. Allo stesso tempo, la questione della protezione del clima non è considerata a livello globale, ma solo nazionale. Anche se la Svizzera si ponesse obiettivi di riduzione delle emissioni di CO₂ ancora più ambiziosi di quelli attuali, il clima ne trarrebbe un beneficio minimo o nullo, poiché la quota di emissioni annuali di CO₂ della Svizzera rispetto a quella globale è infinitesimale. 

Perché è così importante bloccare questa legge per l’economia svizzera e per il settore?
Perché la revisione della legge sul CO₂, con le sue elevate imposte e le nuove tasse, grava ulteriormente e pesantemente sia sulle imprese che sui consumatori e comporta molti oneri burocratici. Questo rallenta la capacità di innovazione e indebolisce il potere di acquisto, due fattori che frenano la nostra economia e mettono in pericolo il nostro benessere futuro. Una forte economia e prosperità sono tuttavia elementi necessari per sostenere le future misure per il clima.

Quali possibilità vede in un’eventuale votazione popolare?
Vedo l’opportunità di creare una legge che si concentri principalmente sulla ricerca e sull’innovazione e meno sulla ridistribuzione dei fondi e sugli ostacoli burocratici. Ciò contribuirebbe in modo significativo e tangibile alla creazione di un clima sano.