«Se passa il progetto, scatta la trappola fiscale»

«Se passa il progetto, scatta la trappola fiscale»

In occasione di una conferenza stampa tenutasi a Berna, il comitato apartitico «No alla nuova imposta Billag sui media» ha illustrato gli argomenti contro la modifica della Legge federale sulla radiotelevisione sui cui si voterà il 14 giugno. Jean-François Rime, Presidente dell'Unione svizzera delle arti e dei mestieri, mette in guardia in vista di una possibile e imminente impennata a 1000 franchi dei canoni radiotelevisivi.

Per gli oppositori, il canone indipendente dall'apparecchio di ricezione costituirebbe un'«imposta Billag sui media». Gli stessi osteggiatori ne presagiscono un rapido aumento, a dispetto della riduzione promessa. Inoltre, verrebbero bypassati il popolo e il Parlamento dato che il Consiglio federale potrebbe decidere in merito all’incremento in assoluta autonomia. Armato di questi argomenti, il comitato apartitico «No alla nuova imposta Billag sui media», guidato dall'USAM, scende in campo contro la revisione della Legge sulla radiotelevisione (LRTV).

Martedì il Presidente USAM Jean-François Rime, rivoltosi ai media, ha parlato di una «perfida trappola fiscale», facendo riferimento ai canoni in aumento e al sempre più cospicuo budget della SSR. «Continuando di questo passo, nei prossimi anni pagheremo canoni Billag di 700-800 franchi», avverte il Consigliere nazionale UDC di Friborgo. Visti i costosi progetti della SSR, si potrebbe arrivare rapidamente anche a quota 1000 franchi. «L'imposta Billag sui media conosce un solo andamento: il crescendo.»

Dal 1990 il canone Billag è lievitato del 65%

«Oggi la SSR è troppo grande e costosa», critica Nicolas Leuba, membro del Comitato UPSA, imprenditore e membro del PLR del Canton Vaud. «Dal 1990 i canoni Billag delle economie domestiche sono saliti da 279 a 462 franchi all'anno, ossia di 65 incredibili punti percentuali», spiega Leuba. E non si è neanche discusso dei servizi che il gettito fiscale miliardario della Billag dovrebbero andare a finanziare. Per Leuba è fuori dubbio che occorrano informazioni di alta qualità nelle varie lingue del paese. A suo avviso, oggi la SSR decide però in assoluta autonomia che cosa vuole farsi pagare in quanto servizio pubblico. Se il 14 giugno vincesse il SÌ «né il Parlamento né il popolo potranno avere più voce in capitolo. Se passa il progetto, scatta la trappola fiscale.»

«Dovranno pagare persino i non udenti e i non vedenti», afferma Michel Rudin, Direttore del Konsumentenforum kf e Deputato dei verdi liberali del Canton Berna. L'«imposta sui media» non solo sarebbe iniqua ma anche asociale perché troppo esosa per i ceti più deboli. «Tutti i consumatori sono obbligati a pagare la nuova imposta, anche se non possiedono un apparecchio di ricezione o se non usufruiscono dei programmi a causa di un handicap dovuto all'età avanzata o per mancanza di tempo. Inoltre è sbagliato far derivare l'obbligo di pagamento dal solo fatto di avere un collegamento Internet. Soprattutto i giovani non utilizzano più i programmi della SSR e sfruttano invece la rete per accedere a molti altri contenuti. La revisione della LRTV è improntata al solo scopo di spillare ancora più soldi ai consumatori. In quanto organizzazione a loro tutela ci opponiamo alla revisione», conclude Rudin.
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