Nuove immatricolazioni
La domanda pare stabilizzarsi
14 agosto 2020 upsa-agvs.ch – Gli strascichi della pandemia di Covid-19 continuano a farsi sentire sul mercato del nuovo di Svizzera e Principato del Liechtenstein. Le 22'641 prime immatricolazioni di luglio segnano un calo di 2'877 veicoli (-11,3 percento) rispetto allo stesso mese del 2019.
pd. Con un totale di 125'842 immatricolazioni dall’inizio dell’anno, mancano all’appello ben 56'812 vetture rispetto al 2019. Il calo cumulato è pari al 31,1 percento. Per quanto i dati mensili si stiano risollevando lentamente, non è ancora chiaro se e in che misura le perdite potranno essere recuperate nel corso dell’anno. Per il ramo automobilistico svizzero le ripercussioni sono di vasta portata – e non vanno certo esacerbate con ulteriori sanzioni sul CO2.
Fonte: Auto-Suisse
Nel confronto con l’anno precedente, luglio è il settimo mese civile consecutivo a chiudersi con una flessione a due cifre del mercato. Dall’inizio della crisi da coronavirus la domanda pare stabilizzarsi ma resta notevolmente al di sotto dei livelli registrati negli anni precedenti. Visti i prodromi, è tutt’altro che sicuro che si realizzino le caute previsioni di mercato di Auto-Suisse, che aveva vaticinato un venduto di 240’000 auto nuove per la fine dell’anno. Le remore degli acquirenti, resi incerti dalla precarietà dell’economia e dal nuovo aumento dei contagi da Covid-19, potrebbero infatti pregiudicare la ripresa.
«Tutto il ramo automobilistico svizzero – dall’indotto ai concessionari di marca – annaspa a causa della crisi da coronavirus», così Christoph Wolnik, portavoce di Auto-Suisse, riassume la tensione del momento. «Il mercato si è contratto di quasi un terzo e provoca dappertutto un crollo massiccio del fatturato. Molti posti di lavoro sono già in bilico per via della crisi.» Wolnik precisa però che, per rimettersi in sesto, il ramo non chiede aiuti finanziari particolari oltre alle misure decise dalla Confederazione, anche se il settore conta diecimila occupati e rappresenta il 10 percento circa del PIL svizzero.
«Ciò che invece non tolleriamo è dover sostenere ulteriori oneri per l’inasprimento delle sanzioni sul CO2 per l’anno in corso», aggiunge Wolnik. La pandemia ha fatto slittare il lancio di nuovi modelli e calare la quota di elettriche ad alta efficienza , costringendo così molti importatori ad abbandonare i loro obiettivi iniziali di riduzione del CO2. «In tanti paesi limitrofi l’acquisto di nuovi veicoli elettrici viene sovvenzionato con premi consistenti. Da noi, invece, solo pochi cantoni hanno introdotto misure simili. La crisi da coronavirus ha esacerbato la situazione perché la chiusura prolungata delle fabbriche ha ridotto la disponibilità di veicoli.» Per Wolnik, nessuno vuole mettere in discussione gli obiettivi di riduzione del CO2, ma afferma: «Non vogliamo altro denaro ma solo un anno in più di tempo. Se l’amministrazione e i politici ritenessero normale penalizzare il ramo automobilistico a causa del coronavirus nessuno avrebbe comprensione per questo atteggiamento.»
pd. Con un totale di 125'842 immatricolazioni dall’inizio dell’anno, mancano all’appello ben 56'812 vetture rispetto al 2019. Il calo cumulato è pari al 31,1 percento. Per quanto i dati mensili si stiano risollevando lentamente, non è ancora chiaro se e in che misura le perdite potranno essere recuperate nel corso dell’anno. Per il ramo automobilistico svizzero le ripercussioni sono di vasta portata – e non vanno certo esacerbate con ulteriori sanzioni sul CO2.
Fonte: Auto-Suisse
Nel confronto con l’anno precedente, luglio è il settimo mese civile consecutivo a chiudersi con una flessione a due cifre del mercato. Dall’inizio della crisi da coronavirus la domanda pare stabilizzarsi ma resta notevolmente al di sotto dei livelli registrati negli anni precedenti. Visti i prodromi, è tutt’altro che sicuro che si realizzino le caute previsioni di mercato di Auto-Suisse, che aveva vaticinato un venduto di 240’000 auto nuove per la fine dell’anno. Le remore degli acquirenti, resi incerti dalla precarietà dell’economia e dal nuovo aumento dei contagi da Covid-19, potrebbero infatti pregiudicare la ripresa.
«Tutto il ramo automobilistico svizzero – dall’indotto ai concessionari di marca – annaspa a causa della crisi da coronavirus», così Christoph Wolnik, portavoce di Auto-Suisse, riassume la tensione del momento. «Il mercato si è contratto di quasi un terzo e provoca dappertutto un crollo massiccio del fatturato. Molti posti di lavoro sono già in bilico per via della crisi.» Wolnik precisa però che, per rimettersi in sesto, il ramo non chiede aiuti finanziari particolari oltre alle misure decise dalla Confederazione, anche se il settore conta diecimila occupati e rappresenta il 10 percento circa del PIL svizzero.
«Ciò che invece non tolleriamo è dover sostenere ulteriori oneri per l’inasprimento delle sanzioni sul CO2 per l’anno in corso», aggiunge Wolnik. La pandemia ha fatto slittare il lancio di nuovi modelli e calare la quota di elettriche ad alta efficienza , costringendo così molti importatori ad abbandonare i loro obiettivi iniziali di riduzione del CO2. «In tanti paesi limitrofi l’acquisto di nuovi veicoli elettrici viene sovvenzionato con premi consistenti. Da noi, invece, solo pochi cantoni hanno introdotto misure simili. La crisi da coronavirus ha esacerbato la situazione perché la chiusura prolungata delle fabbriche ha ridotto la disponibilità di veicoli.» Per Wolnik, nessuno vuole mettere in discussione gli obiettivi di riduzione del CO2, ma afferma: «Non vogliamo altro denaro ma solo un anno in più di tempo. Se l’amministrazione e i politici ritenessero normale penalizzare il ramo automobilistico a causa del coronavirus nessuno avrebbe comprensione per questo atteggiamento.»
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