Non c’è bisogno di una legge più severa con nuove prescrizioni

Referendum gegen das CO2-Gesetz

Non c’è bisogno di una legge più severa con nuove prescrizioni

24 novembre 2020 agvs-upsa.ch – agvs-upsa.ch – La nuova legge sul CO2 introduce nuove imposte a carico dei contribuenti e del settore. A questo riguardo, i media UPSA hanno intervistato alcuni rappresentanti delle associazioni che sostengono il referendum. Oggi è il turno di Roland Bilang, direttore di Avenergy Suisse.
 

sco. Signor Bilang, per quale motivo la legge sul CO2 va nella direzione sbagliata secondo lei?
Roland Bilang, direttore di Avenergy Suisse:
La Svizzera è già molto ben avviata in termini di misure di protezione del clima. Non c’è bisogno di una legge più severa con nuove prescrizioni, divieti e un mare di sovvenzioni, ma piuttosto di meccanismi di controllo per garantire che ci si attenga al percorso di riduzione che abbiamo intrapreso. La legge è stata sovraccaricata in Parlamento, senza però creare alcun valore aggiunto per il clima. Ad esempio, concentrarsi sulla riduzione di CO2 a livello nazionale non è una soluzione né efficiente né efficace. Le risorse miliardarie del fondo per il clima non vanno a beneficio del clima stesso, ma alimentano un’economia di sovvenzioni. Sfortunatamente anche la crescita dei biocarburanti, introdotti con enorme successo sul mercato negli ultimi anni, è minacciata dalla legge.

Ma diciamo la verità: la Svizzera consuma ogni anno 6 miliardi di litri di carburanti fossili. Senza contare il traffico aereo. Crede che lo «zero netto» di emissioni di CO2 entro il 2050 sia un obiettivo raggiungibile?
Lo «zero netto» è impossibile da raggiungere affidandosi esclusivamente ad auto alimentate a batteria per le brevi distanze. In alcuni settori non esistono alternative alle fonti energetiche in forma liquida, ad esempio nel trasporto merci sulle lunghe distanze o nel traffico aereo. Le tecnologie che abbiamo a disposizione oggi ci mostrano come sia possibile «defossilizzare» anche i carburanti per l’aviazione nei prossimi decenni. I concetti chiave sono power-to-gas e power-to-liquid. Ciò presuppone un uso risoluto delle nostre risorse per intraprendere questo percorso e non per lo smantellamento frettoloso di sistemi di approvvigionamento energetico funzionanti.

Il fatto è che le emissioni di CO2 per singola auto sono in calo, ma questo successo è compensato dall’aumento del traffico. È sbagliato incoraggiare le persone in Svizzera a cambiare il loro comportamento attraverso tasse di incentivazione?
L’aumento del traffico è dovuto solo in parte alle nostre esigenze di mobilità individuale. È soprattutto il risultato di una popolazione in crescita, unito alla buona situazione congiunturale raggiunta finora. La crisi causata dal coronavirus ci mostra due aspetti al riguardo: in primo luogo, l’attività economica e la mobilità sono direttamente interconnesse e, in secondo luogo, le persone sono più disposte a rinunciare al trasporto pubblico che a quello individuale.

Prima ha menzionato i biocarburanti. Attualmente in Svizzera circa il 4-5% dei biocarburanti viene miscelato con benzina e diesel. Quale ruolo potrebbero svolgere i carburanti rinnovabili e sintetici in questo percorso verso una Svizzera CO2 neutra? 
L’anno scorso sono state risparmiate circa 600'000 tonnellate di CO2 nel traffico stradale grazie ai biocarburanti. La crescita esponenziale della percentuale di biocarburanti a partire dal 2013 potrebbe protrarsi ancora per anni, sia dal punto di vista tecnico che dell’approvvigionamento. Teoricamente tra qualche anno non ci sarebbe motivo per non fare rifornimento con carburanti biogeni e sintetici al 100%, rendendo il traffico stradale a emissioni zero. Uso il condizionale, perché con la nuova legge sul CO2 stiamo per distruggere questa prospettiva. 

Al forum SSM di settembre ha dichiarato che avrebbe potuto convivere con la proposta originaria del Consiglio federale, ma il Parlamento aveva messo troppa carne al fuoco nella nuova legge. Quali modifiche auspica alla legge approvata di recente?
Il Parlamento ha integrato il progetto del Consiglio federale, ad esempio con il fondo per il clima e l’imposta sui biglietti aerei. Inoltre l’obbligo di compensazione degli importatori di carburante, che esiste già oggi, è stato sovraccaricato a tal punto che difficilmente sarà possibile rispettarlo. Questo porterà a sanzioni che dovranno essere pagate al distributore e non andranno in alcun modo a beneficio del clima. Ma il punto è che questi e altri nuovi elementi aggiunti alla legge non sono mai stati commentati dalle parti interessate, perché non si è tenuta alcuna consultazione. Anche solo per questo motivo, chi ha diritto di voto deve avere l’ultima parola.

Quali possibilità vede in un’eventuale votazione popolare?
Buone possibilità. L’importante è che le persone a cui viene chiesto di mettere mano al portafogli a causa della legge sul CO2 possano anche decidere in merito. 

Anche se la nuova legge sul CO2 dovesse effettivamente naufragare alle urne, cosa le dà la certezza che il Parlamento non la inasprirà ulteriormente in un secondo momento? Dopotutto viene combattuta anche dalla sinistra e dai verdi, perché non si spinge abbastanza oltre.
Se la legge dovesse fallire alle urne, consentirebbe al nostro settore di continuare sulla strada già intrapresa per la graduale riduzione di CO2. Questo percorso è ragionevole per l’economia nazionale, perché garantisce il mantenimento delle strutture di approvvigionamento esistenti e, quindi, anche la sicurezza dell’approvvigionamento della fonte energetica principale. Anche per il singolo individuo questa strada è molto più conveniente e familiare della cultura dei divieti, delle sanzioni e delle sovvenzioni che la nuova legge porterebbe con sé. 

Quanto è importante la collaborazione delle varie associazioni economiche, tra cui l’UPSA, per rovesciare questa legge?
La collaborazione è molto importante. Le associazioni che si sono riunite nel comitato economico contro la legge sul CO2 si caratterizzano per il fatto di operare a stretto contatto con la pratica e di essere quotidianamente in contatto diretto con i loro soci e i relativi clienti. Mi riferisco ai rivenditori di olio combustibile, ai garagisti, ai venditori di automobili, ai gestori di stazioni di rifornimento, agli spazzacamini e così via. Credo si possa affermare che, complessivamente, comprendiamo abbastanza bene le esigenze di gran parte della popolazione.

Come si sta muovendo Avenergy Suisse per garantire lo svolgimento del referendum?
Anche la nostra associazione mantiene una linea diretta con la clientela dei nostri soci, cioè i proprietari di case con riscaldamento a gasolio e gli automobilisti. Speriamo di poter fornire un contributo significativo al referendum. 

Referendum contro la legge sul CO2
Desiderate contribuire alla raccolta di firme per il referendum contro la legge sul CO2? Cliccate qui per scaricare i moduli necessari e visualizzare informazioni, documenti e link utili sullo stato dei fatti.

 

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